L’essenza della saggezza, colei che ascolta i lamenti del mondo, è il bodhisattva associato al concetto di compassione nel buddismo dell’Asia orientale.
A differenza dell’India, la sua rappresentazione in Cina, Corea, Giappone e Vietnam è femminile, una rarità nel buddismo.
Comunemente considerata in Occidente come la dea della Misericordia, Guanyin è anche venerata dai taoisti come l’Immortale.
Guanyin è una pusa (bodhisattva in sanscrito), vale a dire che ha ottenuto l’illuminazione, ma poiché non vuole raggiungere immediatamente il grado di Buddha, si ferma lungo la strada per consentire agli uomini di beneficiare del suo insegnamento.
Ha migliaia di forme diverse per rappresentare le sue molteplici capacità; può avere da una a undici teste e due a mille braccia.
Narra la leggenda che Gwan Yin era la figlia di un re crudele che ambiva per lei a un matrimonio di interesse.
Nella speranza di raggiungere l’illuminazione spirituale, la dolce Gwan Yin disobbedì al padre, trovando rifugio in un tempio, dove fin dall’inizio si fece apprezzare per il suo atteggiamento gentile e caritatevole.
Tale fu l’ira di suo padre a causa del gesto da lei compiuto, che l’uomo ordinò che venisse giustiziata.
In virtù delle buone azioni compiute durante la sua breve vita, a Gwan Yin si dischiusero le porte del Paradiso dove l’avrebbe attesa un’estasi eterna.
Ma mentre si accingeva a varcare i cancelli del Cielo, Gwan Yin udì un grido elevarsi dalla terra. Era il grido di una persona che soffriva, il grido di qualcuno bisognoso del suo aiuto. In quel preciso istante, giurò di non abbandonare il mondo degli uomini finché tutti, nessuno escluso, fossero stati ancora in preda a tormento e dolore.
Data la sua natura pura, le fu concesso di ritornare.
All’insaputa del padre, si rifugiò per molti anni in un tempio sperduto sui monti.
Il re, afflitto da una grave malattia, fu consigliato da un guaritore di richiedere in dono un braccio e un occhio dalla persona più pura in questo mondo e gli disse anche dove avrebbe potuto trovarla.
Ignaro di chi fosse, il re mandò un messaggero con la promessa che, chi sarebbe riuscito a salvarlo, avrebbe ereditato tutto il suo reame.
La ragazza accettò. L’uomo si recò in pellegrinaggio per ringraziare di persona il misterioso donatore.
Quando scoprì che si trattava di sua figlia, chiese perdono in ginocchio per tutto il male che le aveva fatto.
Oggi la dea Guan Yin è oggetto di grande culto, in quanto le viene attribuita la facoltà di guarire coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, proteggendo altresì madri e figli ridotti alla disperazione, e addirittura i marinai sorpresi dalla burrasca.