Zeus, il signore degli dèi, invaghitosi di Nemesi, cerca di avvicinarla inventandosi vari sotterfugi, ma ella riesce ogni volta a sfuggirgli. Infatti, Nemesi aveva sempre affianco a sé la dea Aidos, Pudore. Come protettrice di Temi, Nemesi era legata alla purezza e accondiscendere alle avances di Zeus avrebbe significato corrompere la propria identità e la propria missione.
Il re dell’Olimpo chiese allora ad Afrodite di trasformarsi in un’aquila e dargli la caccia, mentre egli avrebbe preso le sembianze di un cigno.
La dea Nemesi, vedendo il povero animale braccato dall’aquila, lo accolse nel proprio grembo per proteggerlo e si addormentò con lui fra le braccia.
Zeus se ne approfittò e la possedette nel sonno. Da quell’unione indesiderata, Nemesi diede alla luce un uovo che abbandonò nel bosco.
Un pastore lo trovò e lo portò alla regina di Sparta, Leda, che se ne prese cura e da quell’uovo nacque Elena di Troia.
Nella mia rappresentazione invece, Nemesi si concede volontariamente a Zeus, in un’unione frutto della passione.